26/03/2021

Si è concluso il restauro del Cenotafio di Dante in Santa Croce

Il monumento sepolcrale vuoto, simbolo della riconciliazione tra Dante e la città

Cenotafio di Dante in Santa Croce

Nel 1830 i fiorentini decisero di dedicare a Dante un cenotafio nella Basilica di Santa Croce, con la volontà di sanare la frattura che si era creata tra il poeta e la città: un monumento sepolcrale vuoto, che però è ricco di significato.Lo scultore Stefano Ricci dette forma alla statua del poeta, con il volto solenne, che dall’alto sembra scrutare in eterno la storia degli uomini. Si è appena concluso l’intervento di conservazione di questa opera, presentata alla città in occasione del Dantedì dalla presidente dell’Opera di Santa Croce Irene Sanesi, dal sindaco di Firenze Dario Nardella, dal prefetto Alessandra Guidi e da padre Paolo Bocci, rettore della basilica.

Il cenotafio: il significato dell’opera

Il cenotafio di Dante fu il primo riconoscimento ufficiale della città di Firenze al poeta. Dante morì in esilio e fu sepolto a Ravenna, ma il granduca Ferdinando III decise che il poeta meritava di essere ricordato nella sua città . L’opera fu realizzata grazie a una sottoscrizione pubblica firmata da alcuni degli intellettuali più in vista della vita civile e culturale fiorentina. L’iniziativa suscitò un  grande consenso tanto che Giacomo Leopardi – nell’autunno 1818 – compone la canzone Sopra il monumento di Dante che si prepara in Firenze. Fu inaugurato nel 1818 e racconta Dante in maniera maestosa: vestito all’antica e con una corona di alloro, seduto in posizione sopraelevata al centro della composizione, in atteggiamento pensoso e con il braccio poggiato su un libro. Il sarcofago è affiancato da due figure femminili: a sinistra l’Italia in piedi e a destra la Poesia piangente, che tiene in mano una corona d’alloro e un volume con incisi i versi della Divina Commedia «Io mi son un che quando amore m(i) spira, noto»

Com’è avvenuto il restauro

L’intervento di conservazione è stato condotto utilizzando metodologie tradizionali e il ricorso alla tecnologia laser che hanno consentito di intervenire nelle parti che presentavano maggiori problematiche di conservazione. Il restauro è stato eseguito da Stefano Landi insieme ad alcuni collaboratori, tra cui Aviv Fürst che ha curato il recupero delle dorature. Subito dopo l’alluvione il cenotafio era stato oggetto di un’operazione generale di ripulitura e l’intervento odierno ha consentito la rimozione anche di alcuni residui di limo oltre che di alcune incisioni da parte di vandali. 

Con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio della Città metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato, il restauro è stato coordinato da Eleonora Mazzocchi, Responsabile del Servizio tutela e gestione del Patrimonio Storico artistico dell’Opera di Santa Croce. 

Il progetto ha avuto il patrocinio del Comitato Nazionale per la Celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri e ha visto una mobilitazione collettiva delle istituzioni -Fondo Edifici di Culto del ministero dell’Interno, Comune di Firenze e Opera di Santa Croce – e soggetti privati. Sono anche intervenuti alcuni mecenati: Florence e Christian Levett, la Dedalus Italia e la El.En